sabato 10 marzo 2012

Lo Stato come il marchese del Grillo: io non ti pago...


Io seguo le trasmissioni di "PresaDiretta" su RaiTre con lo stesso stato d'animo di quando da bambino dovetti fare una cura ricostituente a base di olio di fegato di merluzzo. Non so se vi è mai capitato di bere quella roba: una schifezza che non vi dico, però faceva troppo bene, era necessaria. La stessa cosa con quella ottima trasmissione, una delle pochissime cose da salvare della odierna TV.
Il programma di domenica scorsa ha offerto come al solito molti importanti elementi di riflessione. Tra questi, uno in particolare ha colpito la mia attenzione.
E' stato durante il segmento di trasmissione in cui, dopo aver a lungo parlato della FIAT, si è fatta vedere la situazione di alcune piccole e medie aziende italiane in crisi. Il denominatore comune delle crisi di queste aziende non è né tecnologico né commerciale: le imprese funzionano benissimo, sono produttive e spesso anzi sono all'avanguardia in Italia e nel mondo nel loro settore merceologico.
Quelle industrie sono in crisi per un solo motivo: perché lavorano molto per lo Stato e la Pubblica Amministrazione non le paga i lavori già fatti e consegnati. Un po' come fa il marchese del Grillo interpretato da Alberto Sordi nell'omonimo film con il falegname giudeo, vi ricordate?
Cioè lo Stato italiano non paga imprese italiane per lavori già fatti, già consegnati e di ottima qualità. Ma quantitativamente qual è la dimensione di questo problema? E' emerso un dato che lascia impietriti, o quanto meno a me ha fatto questo effetto: lo Stato è in debito di 90 miliardi di euro verso le imprese italiane, una cifra enorme, che fa paura.
Finita la trasmissione, che come al solito mi ha lasciato con una diffusa sensazione di malessere e di sconforto, ho ripensato a questo dato chiedendomi "ma come è possibile?"
Come può accadere che lo Stato non paghi le proprie aziende, i propri cittadini? Sì, capite, non stiamo parlando di pagamenti verso l'estero, istituzioni, banche, finanziarie o altri stati stranieri, stiamo parlando dello Stato italiano, che dovrebbe per statuto e per natura avere come proprio obiettivo fondante il  supporto al benessere dei cittadini italiani, non solo non fa niente per aiutarli ma addirittura non gli paga dei lavori fatti. Parliamo di migliaia di piccole e medie imprese, di centinaia di migliaia di operai e impiegati, gente che si alza al mattino e lavora tutto il giorno per la propria famiglia, che vanno in crisi e rischiano di fallire e perdere il lavoro perché lo Stato non li vuole pagare.
Naturalmente la giustificazione "ufficiale" per questa condizione è ben ovvia: lo Stato è in crisi, non ha i soldi, il Debito Pubblico è elevato, eccetera eccetera. E' una giustificazione bella e pronta, preconfezionata, e disponibile da mettere sotto al naso di tutti i cittadini benpensanti.
Peccato che non regge. Non regge proprio.
Lo Stato non ha i soldi? Ma come sarebbe, come fa lo Stato a non avere i soldi? Lo Stato, se è uno Stato vero, i soldi li fabbrica, li produce dal nulla! E sì, cari signori, è proprio così: mentre per noi cittadini è fatto divieto di stampare le banconote nel garage di casa, alla Totò, per lo Stato questa è una cosa naturale, anzi doverosa: fa parte dei suoi compiti istituzionali.
E dunque cos'è che impedisce allo Stato italiano di mettersi lì e stampare letteralmente i 90 miliardi di euro che consentirebbe a migliaia di imprese italiane di uscire dalla crisi e rimettersi a lavorare a pieno regime, che permetterebbero a centinaia di migliaia di lavoratori di tenersi il posto di lavoro e guardare al futuro con ottimismo, che darebbero modo ad entrambe, imprese e lavoratori, di dare pieno contributo alla crescita e al benessere di tutta la nazione, perché i soldi che hanno ricevuto dallo Stato andrebbero poi nel circolo dell'economia italiana dando un impulso alla ricchezza di tutta la Nazione?
Perché "abbiamo già un debito pubblico alto e non possiamo indebitarci ulteriormente"? (Mi pare quasi di sentirli, quei vecchi tromboni dei politici e sedicenti "tecnici" che con la loro faccia compunta, snocciolano questa improponibile stronzata).
Ma che giustificazione è mai questa? Il debito è già stato fatto, perché i lavori sono già stati eseguiti e consegnati. Quindi questi 90 miliardi di euro fanno già parte del debito pubblico!
Ma pensate un po' al paradosso: lo Stato italiano spende malissimo i suoi soldi in tanti modi, perde circa il doppio di quei 90 miliardi ogni anno rinunciando a perseguire l'evasione fiscale e la corruzione (perché, non vi fate incantare, non perseguire evasione fiscale e corruzione è una scelta, nient'altro. Ma su questo argomento ci ritorneremo...) e poi invece quando si tratta di pagare la parte sana del Paese, industrie attive e produttive, spesso addirittura di eccellenza, si rifiuta con argomenti puerili ed inconsistenti.
Da un po' di tempo mi prende talvolta una sorta di ansia, mi pare quasi di essere il Truman Burbank del film "The Truman show" interpretato da Jim Carrey, cioè di vivere in un mondo finto e artificiale fatto apposta per vedere le mie reazioni davanti a certe assurdità. Come può essere che in Italia accadano cose talmente impensabili e nessuno dice niente?
Ma torniamo al punto.
Io presumo che lo Stato italiano non tiri fuori i 90 miliardi perché così il corrispondente debito non è registrato nella contabilità statale, il che da un punto di vista tecnico evita l'aumento dell'indebitamento dello Stato. Naturalmente questo artificio puramente contabile, perché abbiamo già osservato che in realtà il debito è già stato fatto, nel fare ciò condanna tantissimi cittadini al rischio di fallimento e di licenziamento, causando poi per effetto domino un danno rilevante a tutta l'economia nazionale.
Quindi non solo il debito, per quanto nascosto visto che l'uscita dalle casse dello Stato non è ancora avvenuta, è ben presente, perché quei 90 miliardi sono soldi che lo Stato deve a suoi fornitori, ma è anche un debito "pesante" che danneggia l'economia e causa recessione e disoccupazione. Voglio dire: altri debiti, ad esempio i debiti connessi al pagamento degli interessi sui titoli di Stato detenuti da istituzioni estere, se non onorati provocano sofferenze all'estero. Non sto dicendo che non dobbiamo pagare i debiti verso l'estero, naturalmente, anche perché questo aggiungerebbe crisi a crisi, ma santo cielo, perché essere puntualissimi a pagare i debiti verso l'estero e fare tutt'altro con i debiti verso l'economia italiana? Danneggiare l'economia significa poi diminuire il PIL e quindi peggiorare i conti pubblici, non è forse così?
Insomma, più ci penso e più non capisco come possa succedere che uno Stato tenuto da una classe dirigente competente e responsabile possa seriamente decidere di non pagare le proprie imprese fornitrici di beni e servizi. Come possa succedere che questi 90 miliardi non vengano subito e per intero restituiti alle imprese italiane.
(Apro una parentesi. Come possa succedere che l'organizzazione che tutela gli interessi del sistema imprenditoriale italiano, la Confindustria, non metta la priorità a questo drammatico buco creditizio che la danneggia nettamente, e invece decida di insistere su questioni del tutto irrilevanti, come il famoso "articolo 18", è un altro dei tantissimi misteri italiani... Ma ci ritornerò su.)
Ho anche pensato ad una giustificazione puramente monetaria.
I 90 miliardi di euro non vengono erogati perché sono in euro, e siccome lo Stato italiano come è noto non può battere quella moneta, non può onorare questo debito (perché lo sapete - vero? - che l'euro, la famosa moneta che "ha salvato l'Italia e l'Europa" nell'opinione di tanti benpensanti, soprattutto - ahimé! - di sinistra, è essenzialmente una "invenzione" che ci ha tolto, a noi e a tutti gli Stati dell'eurozona, la sovranità monetaria? Se non lo sapete non temete e abbiate pazienza, perché ci ritornerò sopra, Eccome se ci ritornerò!) perché materialmente non ha i soldi necessari.
Ma è una giustificazione che non regge. Oggi le transazioni sono quasi completamente elettroniche, da conti bancari ad altri conti bancari. I contanti non servono più al livello macroeconomico, sono usati solo dai cittadini per le piccole spese. Lo Stato italiano potrebbe decidere di erogare i 90 miliardi di euro in questione accreditandoli alle imprese creditrici, senza bisogno di stampare una sola banconota.
E allora? C'è un solo ragionevole motivo per cui lo Stato italiano, la nostra eccellente "classe dirigente", specie adesso che il governo è nelle salde e competenti mani dei "tecnici", possa decidere di continuare a non pagare le imprese italiane e quindi a danneggiare l'economia (90 miliardi non sono mica bruscolini!) Non lo so, io non riesco a trovare altri motivi sensati.
L'unica cosa che sembra giustificare questa posizione è quello che dicevo sopra: una esigenza di rigore contabile, sostenuta anche dai diktat che provengono dagli "scienziati" che guidano la politica e l'economia europea, quel branco di tecnocrati misto di incompetenza e criminalità (con quali reciproche abbondanze devo ancora capire) che stanno allegramente conducendo l'Europa al disastro. Il "rigore nei conti pubblici" (anche qui, c'è da riparlarne...) che piace tanto a questi uccellacci del malaugurio.
E così, per non far aumentare quel numeretto che esprime il Debito Pubblico del nostro Paese - perché di questo si tratta: un numero, un numero e nient'altro - noi lasciamo che tante imprese e tanti lavoratori italiani, un pezzo consistente dell'economia reale del paese se ne vadano tranquillamente in malora.
Il benessere dei cittadini diminuisce, ma possiamo consolarci pensando però che i nostri sfigati ragionierucci europei sono contenti, perché "il rapporto Debito/PIL resta nei termini del Trattato di Stabilità". Che soddisfazione!
Va bene, io ho detto tutto, adesso per favore mi dite finalmente che stiamo su "Scherzi a parte"? (Perché che questa sia la realtà io non ci posso proprio credere...)

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